Stralci di racconti per adulti

I piedi dispari

…Non sta accadendo proprio a me! E per giunta, ancora a me! Sono così indignata! Insomma, cosa mi succede? Per caso, sulla mia fronte c’è scritto: “affittasi mariti adulteri”? Oppure “calamita per uomini sposati e stronzi… prego, fatevi avanti”?

È chiaro che ho un radar per uomini off-limits! Io, proprio io, la donna che si è sempre ritenuta una mamma e una moglie nata. La donna che fin da giovane, quando tutte le amiche volevano solo divertirsi, non vedeva l’ora di trovare la sua anima gemella. Quella stessa donna che, pur sentendosi perfetta per una famiglia, è però spesso incappata in relazioni sbagliate. Tanto che, a volte, mi sono sentita raggirata, un po’come accade in quelle trasmissioni televisive che prendono in giro il protagonista, le candid camera…

© Marcella Manca

I colori del contrappasso

Rosso… Come il colore delle rose che ti compravo a ogni anniversario.

Giallo… Come il raggio di potenza assassina che ha folgorato il mio cuore.

Nero… Come il nulla che sono diventato.

Fui condannato all’ergastolo sei anni fa e, da allora, il Carcere è la mia casa. Ancora oggi vengono a trovarmi giornalisti, criminologi, scrittori per affondare le loro curiosità nel mio cervello, nella mia emotività, in quei meandri dove nemmeno io, insieme agli psichiatri che mi curano, sono riuscito ad arrivare.

Non smettono mai di chiedermi: Perché l’ha fatto? Cosa è scattato in lei?

La versione ufficiale è che qualcosa fece tilt in questa mia mente da ragioniere, in cui tutto tornava alla perfezione e grazie alla quale la mia vita scorreva liscia, normale, un po’ abitudinaria, forse, ma felice. Almeno lo credevo…

© Marcella Manca

I sentieri della vita

Anni fa, per lavoro, fui mandata in Messico e, ai lati di un viale di una città, in pieno deserto, trovai i muri imbrattati con frasi celebri di autori autoctoni. Una di esse mi colpì forte, come un pugno in pieno petto. Fu una luce nel buio più oscuro. E, ancora adesso, è parte integrante di ogni passo che compio.

Mia mamma aveva il cancro. L’ha scoperto quando io ero al primo anno d’università. All’inizio non sapevo come muovermi, come aiutarla, dove andare a sbattere la testa. Poi trovai una mia strada: pensai che se fossi stata la figlia perfetta, sempre efficiente e presente, indossando la gentilezza come secondo nome e la pazienza come terzo, l’avrei aiutata a combatterlo e a distruggerlo in maniera definitiva.

Funzionò, per qualche anno. Poi, lo stronzo, ritornò a succhiarle la vita…

© Marcella Manca

Il Bene più grande

Ritrovai quel quaderno, di tanti sentimenti fa, chiuso nello scatolone, in soffitta, insieme ai libri universitari. Me lo ricordavo: vi scrivevo ogni volta che qualcuno diceva una frase che mi colpiva o quando leggevo una bella espressione su un libro o ne ascoltavo una in un film.

Ma quella poesia, no. Quella era mia. Ed era per te.

Vent’anni compiuti, un amico in comune e tanti sogni da realizzare. Questo eravamo. Due teste calde alla ricerca della magia, della verità. Ancora non sapevamo nulla l’uno dell’altra e dell’importanza che avrebbe avuto lo scontro delle nostre menti coi nostri cuori…

© Marcella Manca

Il ricordo di Yona.

Quella notte la luce era spenta, nell’appartamento di Yona. Solo due candele affiancavano la macchina da scrivere antica che gli aveva regalato il padre, prima di morire.

Yona, pelato con gli occhi grigi e stanchi, protetti da tondi occhiali sbeccati, aveva sempre voluto essere un giornalista. Ma mai avrebbe creduto di poter diventare il testimone di una simile odissea…

© Marcella Manca

La foglia caduta

Si dice che le persone che incontri nell’arco della vita siano le foglie del tuo albero: alcune di esse non si staccano dai tuoi rami nemmeno in seguito a tempeste fortissime; altre, invece, dopo qualche tempo, volano via; e altre ancora come nascono muoiono. Non ci sono stagioni. Esiste solo la linfa: la linfa nutre oppure affama, abbevera oppure asseta, fa crescere quando fluisce, oppure fa morire laddove non scorre.

La mia vita non è sempre stata in discesa. Eppure mi reputo molto fortunata perché alcune foglie del mio albero sono così piene di nutrimento da farmi sentire una persona davvero ricca.

Mi riferisco alle mie amiche più care, alle mie sorelle dell’anima…

Oggi però una di loro mi ha lasciata. È volata via…

© Marcella Manca

Le orme della vita

L’estate era già passata ma nell’aria di quel lungo mare se ne avvertiva ancora il profumo. Il vento era una brezza leggera di frizzante freschezza. Il sole stava calando dietro la collina stagliata all’orizzonte, fra l’acqua e il cielo.

Sofia adorava camminare scalza sulla riva del mare, anche fuori stagione. Aveva la fortuna di lavorare vicino alla lunga spiaggia del Poetto, tanto amata dai residenti del capoluogo sardo.

Mentre metteva un piede avanti all’altro, assaporando la freddezza della sabbia bagnata e inspirando il profumo di salsedine trasportata dalle onde sulla battigia, Sofia ascoltava il suo cuore, ancora ferito e sanguinante per gli avvenimenti che anni prima l’avevano schiacciata e spezzata senza pietà…

© Marcella Manca

Le rivelazioni della notte

I fari della macchina mi stanno puntando. Si avvicinano. Non ho bisogno di aspettare che la persona alla guida si fermi di fianco a me, per capire che è un cliente certo. Lo so e basta. È la mia natura. Io riconosco loro come loro riconoscono me.

È una notte buia, senza luna e fa molto freddo. Indosso la mia parrucca preferita, quella rossa, alla Rita Hayworth; le assomiglio, con questo trucco. La cosa m’inebria ancora di più. Sento l’adrenalina in circolo e la smania di essere qui, di farmi vedere, di propormi, di prendere e di farmi prendere…

© Marcella Manca

Il ricordo assassino

Guardo fuori dagli scuri semiaperti della mia piccola stanza, celeste come il cielo limpido di primavera. Il vetro è appannato. Piove. Lo vedo. È sempre lì e mi osserva. Ancora. Sa con precisione dietro quale finestra mi trovo e sa come mettermi angoscia. Verrà a prendermi di sicuro. E ora, cosa faccio? Devo chiamare qualcuno…

© Marcella Manca

La legge delle vipere

Diciamoci la verità: tutti i posti di lavoro hanno pro e contro. Ogni volta che si ricomincia in un nuovo ufficio, dopo aver sganciato l’ambiente che ti sembrava il peggiore del mondo, pensi di essere approdato in un paradiso professionale, intriso di gentilezza e positività.

Ma quante persone, dopo solo un anno dal primo giorno, sono ancora così contente?

Statisticamente non ne ho idea. Ma nel mio entourage, sono davvero poche. Almeno fra le donne. L’uomo invece si adatta meglio e riesce ad amalgamarsi al nuovo team di colleghi con maggiore facilità.

In qualità di donna mi domando quale fondamento abbia la nostra, perché mi ci metto di mezzo pure io, eterna insoddisfazione: che sia per l’innata vena territoriale femminile, ricca di invidie e gelosie, del tipo questo è il mio orticello e tu non lo tocchi? …

© Marcella Manca