Chi Sono

Biografia narrata

Nacqui a Milano, nel lontano 1970. Fin da piccola mi rivelai una bambina creativa tanto che preferivo costruirmi i giochi da sola plasmandoli di mio pugno. Adoravo i lavori manuali anche quelli che facevamo in classe per la festa della mamma e del papà, del Natale e per tutte le ricorrenze. Penso che il disegno sia stato la mia prima forma artistica, il mio primo amore.

No, non è vero, sto mentendo: il primo amore fu in assoluto la danza. A tre anni chiesi a mia mamma di portarmi in una scuola di danza. Ero troppo piccola, ovviamente, ma anche davvero ostinata, tanto che i miei genitori decisero d’iscrivermi a un corso di ginnastica propedeutica facendomi credere che fosse la base per il ballo.

Trasferimento a Monza

Quando ci trasferimmo a Monza avevo sei anni e cominciai, insieme alla scuola, anche il famigerato corso di danza classica: ero pazza di quell’arte, della sua incantevole grazia e della ferrea disciplina che la definiva, tanto che per ore mi chiudevo in camera mia e con il mangianastri che suonava il Lago dei Cigni di Cajkovskij, m’inventavo passi e sequenze per me meravigliose, immaginando tripudi di applausi sul palco dei più grandi Teatri del mondo.

I mie genitori assecondarono a lungo il grande sogno di diventare una ballerina del Corpo di ballo della Scala e mi fecero fare il provino per entrarvi, all’età di undici anni. Ahimè, non ero perfetta fisicamente come bisognava essere e fui inesorabilmente scartata. Non fu di certo una sorpresa: mamma, papà e insegnante di danza mi avevano preparata. La realtà fu comunque una cocente delusione e in poco tempo la danza classica divenne un ricordo che ancora oggi mi porto nel cuore ma che da allora non ho più desiderato che facesse parte della mia quotidianità.

Adolescenza e Studio

A sedici anni, tuttavia, andai a vedere un saggio di danza e lì ci trovai il Flamenco, il mio secondo amore. Per certi versi era un amore più pericoloso del primo perché più consapevole rispetto alla danza classica sognata nella mia infanzia. Infatti, mi ci buttai anima e corpo. La coreografa, Isabela Moises Fernandez, fu a lungo un faro per me e per le mie compagne di corso finché non comprendemmo che ciò che stavamo studiando non era ciò che desideravamo, ossia il vero Flamenco, quello per intenderci sanguigno e passionale nato in Andalusia. Perciò, ci catapultammo a Madrid e a Barcellona per frequentare qualche stage.

Nel frattempo studiavo: optai per un liceo linguistico sperimentale e poi per l’Università di Lettere e Filosofia. Non ebbi problemi a scuola, ad alcun livello, perché mi è sempre piaciuto studiare, imparare, pensare con la mia testa e curiosare tra un argomento e l’altro. Ciononostante, l’accademia universitaria non fu una passeggiata: per i primi due anni la trovai alienante e per nulla umanistica come invece a mio avviso avrebbe dovuto essere, in particolare l’indirizzo umanistico che avevo scelto. Poi iniziai a frequentare seminari in cui si conoscevano meglio sia i colleghi di corso che i docenti e la mia formazione andò meglio e fu più costante.

L'Amore per la Scrittura

A un certo punto, dovetti scegliere: Università o Flamenco? Scelsi la prima anche se il Flamenco mi  mantenne durante gli studi perché cominciai a insegnarlo in alcune scuole di danza del circondario. La sera ballavo e insegnavo, durante il giorno studiavo e incanalavo la mia vita verso ciò che mi avrebbe appassionato di più negli anni futuri: la scrittura.

Eccola lì! Non starete mica pensando “era ora”, vero? Ci arrivo…

Lasciando perdere i soliti preliminari per cui vi dico che ho sempre scritto diari, pensieri e piccoli racconti di vita quotidiana, vorrei partire da un aneddoto: al Liceo, nel biennio sperimentale, c’era il professore di Chimica e Biologia che abbassava sempre i miei voti degli scritti perché diceva che le mie relazioni e le risposte nei compiti in classe erano romanzate. E già: anche quando parlavo della “mimetizzazione dei camaleonti” scrivevo un “romanzo”, a suo dire interessante, inaccettabile tuttavia ai fini della sua materia prettamente scientifica.

La tesi fu un osso duro perché io e il mio relatore scoprimmo solo quando iniziammo la collaborazione che non avevamo alcun feeling tecnico e organizzativo e questo mi tarpò le ali per un po’. Vinsero, però, la mia fantasia e la mia caparbietà e quando un giorno dovetti fare un regalo al figlio di una collega – un bimbo di sei anni – di getto mi venne in mente un racconto in rima che fu il preludio del mio terzo e grande amore: la scrittura.

Il Lavoro

Nel frattempo lavorai ai Viaggi del Ventaglio come Guest Relation e poi divenni Organizzatrice di Meeting, Eventi e Congressi per un grande Elettrofisiologo finché non decisi che volevo una vita, non una vita-lavoro. Riuscii a trovare un impiego in una Struttura Sanitaria nella mia città di residenza, Monza, dove tutt’ora lavoro come referente di un ufficio amministrativo e dove vivo felicemente sposata con l’Amore della mia vita.

L'Amore per la Natura

Amo tantissimo Monza perché è una città rimasta a misura d’uomo, nonostante sia divenuta provincia, e mi permette di viverla come desidero. Tra l’altro, possiede un parco che è una distesa meravigliosa di flora e fauna, un polmone gigantesco e prezioso, da cui spesso mi lascio affascinare per creare le mie narrazioni.

La natura è da sempre una mia musa ispiratrice. Insieme al parco di Monza, infatti, vi è anche la montagna e in particolare la Valtellina, che frequento da anni. La adoro: è un paesaggio che m’incanta sia d’inverno, con la sua bianca magia, che d’estate, coi suoi profumi e colori. Camminare all’aria aperta mi rapisce mente e cuore, arricchendoli di milioni di personaggi fantastici a cui dono la vita riempiendo d’inchiostro i fogli immacolati.

Vuoi avere qualche informazione in più?

Contattami utilizzando il form nella pagina contatti

Via Giovanni Papini, 1
20900 Monza (MB)